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Fare volontariato previene l’infarto?

28 feb 2013 Voce Informa

Aiutare i più deboli fa bene agli altri ma soprattutto porta vantaggi a se stessi. E forse è stato proprio il ragionare in quest'ottica che ha spinto i ricercatori della University of British Columbia ad arrivare alla conclusione che fare del volontariato fa bene al cuore. Soprattutto se si inizia in giovane età. Non a caso uno dei principali autori dello studio, la dottoressa Hannah Schreier, ha avuto gioco facile nello spiegare che "il volontariato aumenta l'empatia e il comportamento altruistico e porta importanti miglioramenti alla salute cardiovascolare".
Come si legge sulla rivista Jama Pediatrics, gli studiosi dell'ateneo americano hanno iniziato a indagare sulle condizioni di salute degli adolescenti dediti con una certa continuità alle attività di volontariato. Soprattutto erano quelli che, tra i 15 e i 16 anni,sembravano maggiormente beneficiare di un'ora alla settimana dedicata a questa attività. Dopo le prime dieci settimane dall'inizio del trial, i medici hanno scoperto che la beneficenza influiva talmente sulla salute fisica di questi adolescenti che contribuiva a rendere ancora più bassi i livelli di infiammazioni e di colesterolo.
Per non parlare dei benefici alla forma fisica: infatti i ragazzi potevano vantare un ridotto indice di massa corporea rispetto a quegli studenti che non facevano volontariato, ma erano comunque in lista per mettersi all'opera a favore dei più bisognosi. La Schreier era partita sviluppando studi precedenti secondo i quali i fattori psicosociali, quali lo stress, la depressione o il benessere, avevano un forte impatto nello sviluppo delle malattie cardiovascolare, che è una delle principali cause di morte in tutta l'America del Nord.
La ricercatrice canadese era arrivata alla conclusione che "i primi segni della malattia possono cominciare ad apparire già durante l'adolescenza". Da qui la decisione di reclutare giovani volontari per il suo studio e vedere l'impatto di un'attività come la beneficenza sul loro organismo. Così lei e il suo team hanno iniziato a misurare l'indice di massa corporea, livelli di colesterolo e l'infiammazione di 53 studenti delle scuole superiori che a Vancouver trascorrevano un'ora alla settimana di lavoro con i bambini delle scuole elementari all'interno di un programma di doposcuola nel loro quartiere.

E dopo le prime dieci settimane sono stati chiari i miglioramenti in termini di autostima salute mentale, umore ed empatia, ma soprattutto hanno non poco sorpreso i cali sul versante delle infiammazioni, del colesterolo e del grasso corporeo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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